La Charité al Convegno Vincenziano “Lo straniero in me… lo straniero accanto a me”, Roma 12 – 15 aprile 2018

           

La Charité? Guardate questa immagine… un cesto di pane spezzato.

Alla Charité offriamo pane e accoglienza.
Il manuale di Servizio che abbiamo preparato per tutti noi Volontari, si intitola: “Noi alimentiamo relazioni”. Perché quel cesto è posto su di una tavola, come fosse un altare dove Cristo però non è nel pane, ma si siede accanto a noi e fa Colazione,

come, in tante occasioni di festa, ci sediamo tutti, insieme ai nostri Amici senza dimora, servendoci gli uni gli altri.

E con Roberta, la dt.Ricucci, ci siamo conosciuti proprio in una nostra festa.  “Cum panis”, compagni di strada, compagni di cammino, un rendimento di grazie, dono gli uni per gli altri. E lo diciamo spesso ai nostri Amici: loro sono dono per noi, noi cerchiamo di esserlo per loro. Condividiamo il pane, ci presentiamo reciprocamente e ci chiamiamo per nome, specchiamo il nostro volto in quello dell’altro e cerchiamo di riconoscervi il volto di Cristo.

La Colazione, le Docce, il Guardaroba, l’Ambulatorio, i bisogni primari della persona, la sua sopravvivenza e la nostra assistenza. Tutti mezzi per giungere ad essere una comunità in ascolto, una fraternità universale perché ogni mattina ci entra in Casa il mondo: Mongolia, Repubblica Sudafricana, San Salvador, Haiti, Francia, Lettonia, gli ultimi arrivi di questi giorni. Fraternità universale ma che, per completare la citazione di don Milani che ci offriva ieri padre Beniamino, non ci impedisce di “perdere la testa” per ognuno dei nostri Amici, in particolare per coloro che corrispondono ad un percorso progettuale che si prepara e si vive insieme. Percorsi nei quali l’ “io” si rapporta sempre con il “tu”, e si chiede all’Amico cosa si aspetta da noi, quali sono i suoi bisogni, i sogni, i profondi desideri.

In questi giorni parliamo molto di governi, di leggi, di scelte politiche… Con quella nuova e provvidenziale realtà che è la Charité, penso che già si stia vivendo e facendo Politica, quella con la “P” maiuscola, come mi ha insegnato una collega di Roberta, Ilenia, cara amica, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Torino e prossima formatrice della Charité. E non solo perché accompagniamo i nostri Amici nelle loro vicissitudini burocratiche, e ne difendiamo diritti e doveri, o perché ci rivolgiamo direttamente alle autorità, come il Prefetto, per denunciare latitanze del pubblico e per collaborare nel rispetto della legalità senza ledere l’umanità e la dignità delle Persone che accogliamo e sosteniamo, o ancora perché accettiamo solo convenzioni che non condizionino la nostra libertà di accoglienza senza “venderla” per conquistare i conseguenti proventi.

Politica con la “P” maiuscola perché poniamo al primo posto la formazione al Bene comune. Formazione ad una cultura del Servizio, all’armonia fra le diversità, alla riconciliazione nei conflitti, alla partecipazione e alla responsabilità di ognuno e dell’insieme, alla valorizzazione e al coinvolgimento dei giovani, alla lotta allo spreco, spreco di persone ancora prima che di beni materiali. In questa formazione culturale abbiamo partecipato con i nostri Amici ad importanti eventi quali la Biennale della Democrazia, il Festival musicale Mi-To, il Simposio Vincenziano, il Salone Internazionale del Libro, e di questo, fra pochi giorni ospiteremo anche una delle sue presentazioni bibliografiche cosiddette “Off”,  aprendo le porte ad appassionati e professionisti del settore. In occasione della Prima Giornata Mondiale della Povertà, in collaborazione con la Comunità delle Figlie della Carità di San Salvario, abbiamo aperto la Cappella antica delle Sorelle, che diede il nome allo stesso quartiere torinese. Alcuni nostri Amici si sono preparati e hanno guidato i visitatori alla scoperta della bellezza  artistica e del valore storico di questo piccolo gioiello nascosto fra le nostre mura. E già abbiamo ripetuto due volte questa iniziativa. In più abbiamo allestito e catalogato una biblioteca interna, che vorremmo aprire al pubblico ed è già attiva per i nostri Amici nel tempo della Colazione. Infatti si chiama “Biblioteca In Tazza”. E ancora, stiamo formando un gruppo corale formato da Amici e Volontari, con un percorso musicoterapico che sia curativo delle relazioni interpersonali. E ci stiamo impegnando per curare la prima alfabetizzazione all’italiano per i nostri Amici stranieri con meno strumenti e basi culturali.

La Charité è composta, sullo stesso piano, in parità di impegno e di voce, da Figlie della Carità Volontarie, da Volontari laici e, fra questi, da membri speciali, che noi chiamiamo “Volontari esperti”. Persone che hanno vissuto la povertà e, anche grazie ad un percorso fatto insieme, l’hanno trasformata in una risorsa arricchente per sé e per tutti gli altri. I nostri “Volontari esperti” sono anche consulenti preziosi nel nostro immaginare, scrivere, proporre progetti per gli Amici senza dimora e per gli argomenti della nostra formazione.

Questa giovane Organizzazione di Volontariato è un fresco ramo della Famiglia Vincenziana, innestato su di un albero glorioso, nato in via Nizza a Torino negli anni ’70 in risposta all’urgenza dell’immigrazione dal Sud Italia. Un “albero” colmo di Grazia e santità vissuta nelle piccole cose di ogni giorno da eroiche Sorelle e volontari benedetti. Come tutte le manifestazioni del Regno di Dio, questo “albero” ha vissuto sofferenze e difficoltà, ma mai ha dimenticato l’importanza dell’accoglienza e della promozione integrale di ogni persona. Oggi questo suo fresco “ramo” vive il carisma vincenziano condiviso e vissuto anche da Volontari che si dicono in ricerca, non credenti, di altre religioni, di opinioni molto diverse, ma tutti uniti dal valore assoluto dato alla “divina” umanità di ogni viandante che bussa alla nostra porta; tutti uniti dalla particolare importanza data al tempo vissuto per e con gli Amici, curando la presenza, lo “stare con”, l’ “agire con” queste Persone, accogliendone le storie di vita e accompagnandole nei tentativi di cambiamento; tutti uniti nell’accogliere, ascoltare, affiancare i giovani nel Servizio e formarli all’attenzione verso chi è più in difficoltà; tutti uniti nel promuovere anche il Servizio fra i nostri Amici, che in questo loro impegno diventano veri maestri per noi.

La Charité è giovane di istituzione, da pochi giorni abbiamo compiuto il primo anno di vita, e da ieri siamo ufficialmente riconosciuti nel Registro delle Organizzazioni di Volontariato che diverrà poi il Registro nazionale degli Enti del Terzo Settore con l’attuazione della recente Riforma. E la Charité è giovane di età dei membri, pur sfoggiando una stupenda varietà di generazioni, visti gli anni di nascita delle Sorelle che vi sono impegnate. Ed è una realtà “familiare”, non solo perché vuole offrire agli Amici un clima di “casa”, di “affettività” vera e calda, con la porta sempre aperta al di là di orari precisi dei servizi e metodologie mirate di accesso, “familiare” non solo perché accoglie tutti come fratelli senza differenziare l’offerta per stranieri e italiani, proprio perché tutti “stranieri” per qualcun altro, e “stranieri” non solo per provenienza geografica, ma anche per altre caratteristiche che li rendono “estranei” a questa società. La Charité è una realtà familiare perché accoglie molti giovani studenti fuori sede e giovani lavoratori lontano da casa che trovano alla Charitè anche un riferimento affettivamente significativo e, ultimo ma non meno importante, familiare perché spesso i più giovani, accolti anche come gruppi parrocchiali, classi scolastiche, clan Scout, coinvolgono la famiglia, e i genitori, i fidanzati, i più cari amici chiedono di sperimentare il Servizio raccontato con tanto entusiasmo da questi piccoli Volontari conquistati dall’incontro con i nostri Amici, dai loro volti che li rimandano alla presenza di Cristo, senza tante parole ma con la loro solo presenza.

Nella Charité possa la creatività infinita dell’Amore declinarsi a più voci per preparare con speranza il futuro di questa piccola, grande opera.

Grazie.

 

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