Dai tanti al tu e dal tu…

           

Entrano a distanza. La misurazione della temperatura, poi le domande del triage. Sorrisi, saluti.
Ecco finalmente la Sala, tutta per loro, uno ad uno per essere serviti, poi a due nei tavoli (mentre il nuovo Servizio Docce è proprio singolo: “Che bello … come essere a casa!”, ha commentato uno degli Amici senza dimora).
“Caffelatte o the?” – la domanda non è cambiata – e con le eccezioni: caffè nero, latte bianco, senza zucchero … – .
“Caffelatte o the?”, viene chiesto alla finestra della cucina. I Volontari non si muovono fra i tavoli per versare bevande calde o porgere vassoi. Ora gli unici veri movimenti sono quelli del cuore. E sguardi e gesti, e mille parole per spiegare le nuove procedure necessarie.

C’è distanziamento, c’è contingentamento … con sentimento.
E c’è accompagnamento.
Ogni Amico senza dimora si vede accompagnato da un Volontario, ognuno con le sue precise funzioni.
Ogni Volontario affida l’Amico dalle proprie cure all’attenzione di un altro Volontario, nel passo seguente.
Per gli Amici, dalla solitudine della strada alla compagnia dei Volontari della Charité.
Per i Volontari, dai tanti pensieri della propria quotidianità ad un unico pensiero: il reale aiuto a quell’Amico. Aiuto concertato facendo “famiglia” alla Charité e “rete” con il territorio.
La “famiglia” e la “rete” che Vincenzo de Paoli e Luisa de Marillac vivevano e promuovevano già nel 1600. Loro che sono stati santi dell’Amore cristiano messo in opera.

L’Emergenza CoronaVirus ha donato alla Charité una nuova consapevolezza. E chiare conferme nella sua tradizione e nel progettare con innovazione e creatività. La conoscenza si approfondisce, l’individualità risalta, e i processi di emersione ed inclusione accelerano.
I nuovi Servizi dopo il confinamento?
Fare sentire ognuno parte di un tutto.
Promuovere il singolo, coinvolgere tutti.



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