C come Casa

           

 

Qualche metro prima vi è una casupola dove tirava avanti i suoi giorni una vecchina tutta sola, che pregava sempre ed invitava al perdono. La chiamavano “quella che non fa del male a nessuno”. Girava casa per casa, dove sapeva ci fossero dei dissapori, nel tentativo, spesso riuscito, di sedare quelle incomprensioni inutili. Cercava di mettere pace tra parenti rissosi o componenti di famigli in disaccordo. Era di una bontà disarmante. Forse per questo riusciva a convincere i contendenti che non valeva la pena beccarsi. Alcuni la prendevano a male parole, ma lei non batteva ciglio… L’abitazione è rimasta intatta, integra come appena tirata su, come se la bontà della donna fosse nascosta dentro i muri a preservare le spallate del tempo. La bontà è un conservante speciale, mantiene giovani, fa rimanere bambini, tiene in piedi l’entusiasmo, la fiducia, il buonumore. Chiedevamo alla vecchietta se aveva paura della morte per sentirci rispondere che non aveva alcuna paura, anzi, non vedeva l’ora di morire per incontrare Dio… Non molto tempo fa, ho saputo che la casetta è stata venduta ad un foresto. Spero che il  nuovo padrone non apporti troppe modifiche a quel luogo di pace. Se saprà rispettare l’interno, dove l’anima della vecchietta palpita tra i muri come un pulcino nell’uovo, ne riceverà benefici. Lì dentro si sentirà sereno e rilassato. Il piacere della bontà si eredita. Abita i luoghi dove è stato esercitato, impregna i muri, le assi, i solai, i soffitti, cala addosso come neve benefica a chi apre la porta e accende il fuoco.

Mauro Corona

 



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